MACCARI Mino

Mino Maccari nasce a Siena nel 1898. Fin da piccolo estroverso e dotato di una vivace intelligenza visiva, è portato verso il disegno libero con il carboncino, ma il padre, professore di lettere, cerca in tutti i modi d’indirizzarlo verso studi umanistici. Completati gli studi secondari, s’ iscrive all’università. Interventista come molti giovani del suo tempo, partecipa a soli 19 anni come Ufficiale di Artiglieria di Campagna alla Grande Guerra.
Alla fine del conflitto, riprende a Siena gli studi universitari e nel 1920 si laurea in giurisprudenza; inizia a lavorare presso lo studio dell’avvocato Dini; nel tempo libero  si dedica alla sua vera passione: la pittura. Sono questi i momenti, fuori da schemi prefissati, nei primi tentativi con la pittura e l’incisione, dove sente di più l’esigenza di dare un senso alla sua vita. Nel 1924 viene chiamato da a curare la stampa della Rivista “Il Selvaggio”, dove gli vengono pubblicate le sue prime incisioni. Dopo alcuni anni di convivenza tra lavoro al giornale e lo studio legale, agli inizi del 1926 lascia la professione forense per assumere la direzione del Selvaggio che terrà fino al 1942. Ma quando Maccari si renderà conto che il terreno politico è ormai impercorribile per il fascismo intransigente, a causa dell’ osteggiata normalizzazione portata avanti da Mussolini, Il Selvaggio cambierà rotta per puntare sul terreno culturale. Per inaugurare questo percorso scriverà l’articolo di fondo intitolato “Addio al passato”, che descrive il nuovo indirizzo del Selvaggio, una rivista che deve dedicarsi all’arte, alla satira e alla risata politica, seguendo una tradizione paesana e beffarda all’apparenza ma in realtà sottilmente colta. Maccari collabora con Ardengo Soffici, Ottone Rosai e Achille Lega. Nel frattempo, negli anni che vanno dal 1927 al 1930, si fa conoscere al grande pubblico come pittore partecipando a varie mostre nazionali.Vasta anche la sua produzione grafica che va da l’”Album di Vallecchi” (1925), Il “trastullo di Strapaese” (1928) a “Linoleum” (1931). Maccari illustra nel 1934 “La vecchia del Bal Bullier” di Antonio Baldini e nel 1942 pubblica la cartella “Album”, cui seguono “Come quando fuori piove” e “Il superfluo illustrato”.
Per la sua opera pittorica, ricca di evidenti accentuazioni cromatiche e pennellate veloci, il disegno violento unito al tratto vivo del segno grafico delle sue incisioni, viene riconosciuto dalla critica artista completo. Nel secondo dopoguerra continua ancora ad acquisire riconoscimenti, merito di un prolifico lavoro creativo, e a presentare mostre personali. Nel 1962 gli viene anche affidata la presidenza dell’Accademia di San Luca a Roma e riesce ad ottenere una mostra personale alla Gallery 63 di New York. Sterminata è la sua produzione di disegni, acquarelli, tempere ecc., a volte in collaborazione con case editrici di prestigio. Merita citare, solo come ottimo esempio, i 32 disegni in bianco e nero e a colori con i quali illustrò “Il gusto di vivere”, volume che raccoglie scritti di Giancarlo Fusco, curato da Natalia Aspesi e pubblicato dalla Laterza nel 1985. Muore novantenne a Roma, il 16 giugno 1989.

Lascia un Commento

*